Notes around the Lectures given by Vittorio Marchis at Politecnico di Torino
Friday, October 15, 2010
Mythology & Technology
Most of the ancient myths are connected with the great cuktural revolutions and with their embedded technical innovations. Technology is part of the mankind evolution and without it we were not here.
A Web site for Greek Mythology.
Prometheus: the fire discovery
Oedipus and Jocastas of Thebes: the incest taboo
Pasiphae and Minotauros: genetics and technology
Heracles: the ecology challenges
Phaeton: the chariot of the Sun
Icarus: the flight adventure
Dedalus: engineering and architecture
Demeter and Persephone: husbandry innovations
Atalanta and Hyppomenes: the technology illusions
Romulus and Remus: the foundation of the town
Theseus and Ariadne: the intelligent discoveries
Ulysses and the Trojan Horse: technology as stratagem
James George Frazer, The Golden Bough, 1890-1915.
Chinese words #5
Mythology = 神话 (shénhuà)
神 (shén) = supernatural
话 (huà) = words
Literature Classics
The Literature Classics
http://classics.mit.edu/Browse/index.html
Free E-Books by Planet PDF
http://www.planetpdf.com/free_pdf_ebooks.asp
Planet E-Books
http://www.planetebook.com/
The Odyssey by Homer
http://classics.mit.edu/Homer/odyssey.html
http://www.planetpdf.com/free_pdf_ebooks.asp
The Iliad by Homer
http://classics.mit.edu/Homer/iliad.html
http://www.planetpdf.com/planetpdf/pdfs/free_ebooks/The_Iliad_NT.pdf
The Aeneid by Vergil
http://classics.mit.edu/Virgil/aeneid.html
The Analects by Confucius
http://classics.mit.edu/Confucius/analects.html
The Doctrine of the Mean by Confucius
http://classics.mit.edu/Confucius/doctmean.html
The Tao-te Ching by Lao-Tzu
http://classics.mit.edu/Lao/taote.1.1.html
The Fables by Aesop
http://www.planetpdf.com/planetpdf/pdfs/free_ebooks/Aesops_Fables_NT.pdf
Utopia by Thomas More
http://www.planetpdf.com/planetpdf/pdfs/free_ebooks/Utopia_NT.pdf
Alice's Adventures in Wonderland by Lewis Carroll
http://www.planetpdf.com/planetpdf/pdfs/free_ebooks/Alices_Adventures_in_Wonderland_NT.pdf
Moby Dick by Herman Melville
http://www.planetpdf.com/planetpdf/pdfs/free_ebooks/Moby_Dick_NT.pdf
Ulysses by James Joyce
http://www.planetpdf.com/planetpdf/pdfs/free_ebooks/Ulysses_NT.pdf
Wednesday, October 13, 2010
Ingenium - Engien - Engine
Machina is an artifact that operates against the nature. It is the Latin translation of the ancient Greek word mêchanê.
"Deus ex machina" is a device that - in Greek theatre - allows the Gods to enter on the scene of the human life.
Machina in Ancient World assumes a negative value (as the war machines, as the Trojan Horse).
Only in more modern times the word machine (macchina, in Italian) assumed a neutral value, as a synonim of engine.
Ingenium is the useful invention of a device that helps performing some action.
Engien is the ancient French word that translated this concept in the Middle Age, hence the English engine.
Engineer (and the Italian word ingegnere) come from the Latin word ingenium.
Tuesday, October 12, 2010
The Secret Life of Machines
The Vacuum Cleaner on YouTube:
Part one
Part two
The History of Vacuum Cleaners.
Chinese words # 3:
Vacuum cleaner = 吸尘器 (Xīchénqì) i.e. "absorb dust device"
To do
In Ancient Greek the verb "poiéin" (to do) had a more precise meaning: molding clay.
Poiéin is the creative action of God who create the mankind from the mud. Poiéin is the act of giving a shape to the formless matter.
Poiéin is the root for pòiesis, that origins "poetry", "poem" etc. that are artifacts of a creative activity.
The Latin word ars is the translation of the Greek techné: art, technique (and technology) have the same basic meaning, dealing with the production of things.
Chinese words # 2:
to do = 做 (zuò)
History & Matter
Memory is the condition for Consciousness.
History is a narrative activity grounded on Documents that concern with the Memory of some past activity.
Document is a Written Matter (Writing) framed in space and time.
Writing is a system of Signs or Symbols with a defined meaning, organized on a Material support.
ABC - Hyperblog Index
A. High / Low (Wang Youjie / Armentano Marco / Carrera Marta)
B. Hot / Cold (Dai Zhennan / Colia Elisa / Ghigo Francesca)
C. Light / Dark (Lan Qiuying / Gusmerini Valentina / Ninni Alice)
D. Cooked / Raw (Zhou Jingwen / Dal Palù Doriana / Varguarnera Teresa)
E. Straight / Curved (Teng Jiayun / Giannelli Valeria / Cristini Gabriele)
F. Hard / Soft (Zhao Sihan / Morello Desiré / De Paoli Arianna)
G. Wet / Dry (Faccin Cristina / Broccati Alessio Michele / Yuan Jue)
H. Dark / Refractory (Bao Peijin / Besenzon Filippo / Moretto Daniele)
I. Large / Small (Nervo Sara / Nino Maria Paola)
J. Waterproof / Porous (Camia Matteo / Melis Mauro)
K. Wide / Narrow (Arato Francesca / Takahashi Yoshiomi)
L. Liquid / Solid (Valerio Chiara / Colombo Riccardo)
M. Smooth / Rough (Mazza Eugenio / Feyza Baltaci)
N. Long / Short; (Alessio Riccardo / De Las Heras Ana)
O. Heavy / Light (Vernagallo Sergio / Morales Paula)
P. Full / Empty (Jamehtahaf Aboozar / Frazzetta Giuseppe)
Q. Regular / Irregular (Coletta Paola / Zivanovic Tijana)
R. Resistant / Weak (Larranaga Inigo / Iannuzzi Francesco)
S. Rigid / Flexible (Ruiu Irene / Viberti Andrea)
T. Robust / Fragile (Vanegas Angela / Giulini Serena / Santos Laura)
U. Natural / Artificial (Natalia Moreira / Zappalà Luca)
V. Sharp / Rounded (Pereno Amina / Renò Vittoriano)
W. Transparent / Opaque (Kurishita Takeshi / Giuliano Luca)
X. Fast / Slow (Rosa Cardinal Silvia / Ariano Giacomo)
Y. New / Used (Gerenzani Isabella / Casagranda Marta / Santa Alicia)
Z. Thick / Thin (Curatolo Alessio /
Sunday, October 10, 2010
Cosa è una cosa? - What is what?
Un affare, aggeggio, apparecchio, arnese, articolo, attrezzo, bazzecola, bene, carabattola, congegno, cosa, dispositivo, entità, ferro, gingillo, macchina, marchingegno, ninnolo, nonnulla, oggetto, pezzo, prodotto, quid, quisquilia, roba, sciocchezza, strumento, suppellettile, utensile. Le cose affollano l’intero alfabeto che farebbe l’en-plein se si aggiungessero, in un multilinguismo etnico, anche le voci di dialetti e lingue aliene: chose, çfare, Dinge, dongxi, dud, kakvo, ma, matter, piece, què, thing, Sache, stuff, truc, zer. E in questo spazio, intitolato alla cose e ai giorni, come non incominciare con una scorribanda tra le cose. Perché le cose sono il substrato, il fondamento della memoria. Quando la Rivista di Sinisgalli e Luraghi, “Civiltà delle Macchine”; nei primi anni ’50 del Novecento affermava che l’Italia che “non è un paese povero” affacciandosi al miracolo economico, le cose più arcane, per esempio gli oggetti che abitano nei Sassi di Matera, trovavano una perfetta armonizzazione con le tecnologie più avanzate. E Adamo, il computer traduttore automatico di Silvio Ceccato, conviveva con la lanterna e l’oliera di latta celebrata da Sinisgalli come archetipi del moderno design, e dimostrava che, come aveva affermato José Ortega y Gasset, senza la tecnica l’uomo non sarebbe mai esistito.
Un tempo le maestre vietavano nei componimenti dei propri allievi l’uso di questa parola troppo comune. Eppure “cosa” è un termine così importante che dimenticarne il ruolo sociale e culturale sarebbe proprio un grave danno in una società che ammaliata dalle sirene della multimedialità, dimentica che viviamo perché siamo immersi in un mondo di cose. La cosa, che alle sue origini latine vede le sue radici nella causa, mentre la res si è trasferita a pieno diritto nel mondo “reale”. Reale e virtuale è il binomio in cui si dibatte la nostra società, postindustriale o postcontemporanea che sia. Il virtuale stupisce nella sua assenza di cose, ma dove sta il fascino del catalogo, materiale e concreto, magari polveroso, di un vecchio solaio?
Nel suo saggio sulle Geografie della memoria (Torino : Einaudi, 2008) Antonella Tarpino afferma che le case sono “testimoni indelebili del trascorrere del tempo e dei volubili sentimenti che lo accompagnano”, Sono tracce di un legame sempre più incerto e fragile tra il passato (prossimo) e il presente, che le riviste patinate, glamour, non riescono a contemplare. La polvere, questa protagonista del tempo, viene mangiata dagli aspirapolvere e da un’infinità di altre “cose” che la pubblicità tecnologica ci propone quotidianamente. Le cose restano e non per nulla il Codice dei beni culturali e del paesaggio all’Articolo 10 afferma “Sono beni culturali le cose immobili e mobili […] che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.” La nostra storia è fondata sulle cose.
La “roba”, dal provenzale rauba, è invece termine che trova le sue radici nelle lingue germaniche dove roub, raub e rôf sono il bottino di guerra: da qui il nostro “rubare” e così i vizi capitali trionfano, proprio tutti. Ce lo insegna anche la morale che Giovanni Verga pone al centro del suo Mastro Don Gesualdo. La roba è l’insieme delle cose accumulate con avidità, l’idolo di una religione pagana e senza speranza. Più lontano dal nostro mondo, in Cinese, una lingua che prima o poi entrerà anche nel vecchio mondo, la cosa è 东西 (dong xi) e i due ideogrammi che la compongono significano “oriente” e “occidente”. Sarà una profezia?
Vittorio Marchis, articolo apparso su "Avvenire" il 2 settembre 2010.
The "Avvenire" columms "Le cose e i giorni" ("Things and Days") by Vittorio Marchis appear every Thursday.
Un tempo le maestre vietavano nei componimenti dei propri allievi l’uso di questa parola troppo comune. Eppure “cosa” è un termine così importante che dimenticarne il ruolo sociale e culturale sarebbe proprio un grave danno in una società che ammaliata dalle sirene della multimedialità, dimentica che viviamo perché siamo immersi in un mondo di cose. La cosa, che alle sue origini latine vede le sue radici nella causa, mentre la res si è trasferita a pieno diritto nel mondo “reale”. Reale e virtuale è il binomio in cui si dibatte la nostra società, postindustriale o postcontemporanea che sia. Il virtuale stupisce nella sua assenza di cose, ma dove sta il fascino del catalogo, materiale e concreto, magari polveroso, di un vecchio solaio?
Nel suo saggio sulle Geografie della memoria (Torino : Einaudi, 2008) Antonella Tarpino afferma che le case sono “testimoni indelebili del trascorrere del tempo e dei volubili sentimenti che lo accompagnano”, Sono tracce di un legame sempre più incerto e fragile tra il passato (prossimo) e il presente, che le riviste patinate, glamour, non riescono a contemplare. La polvere, questa protagonista del tempo, viene mangiata dagli aspirapolvere e da un’infinità di altre “cose” che la pubblicità tecnologica ci propone quotidianamente. Le cose restano e non per nulla il Codice dei beni culturali e del paesaggio all’Articolo 10 afferma “Sono beni culturali le cose immobili e mobili […] che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.” La nostra storia è fondata sulle cose.
La “roba”, dal provenzale rauba, è invece termine che trova le sue radici nelle lingue germaniche dove roub, raub e rôf sono il bottino di guerra: da qui il nostro “rubare” e così i vizi capitali trionfano, proprio tutti. Ce lo insegna anche la morale che Giovanni Verga pone al centro del suo Mastro Don Gesualdo. La roba è l’insieme delle cose accumulate con avidità, l’idolo di una religione pagana e senza speranza. Più lontano dal nostro mondo, in Cinese, una lingua che prima o poi entrerà anche nel vecchio mondo, la cosa è 东西 (dong xi) e i due ideogrammi che la compongono significano “oriente” e “occidente”. Sarà una profezia?
Vittorio Marchis, articolo apparso su "Avvenire" il 2 settembre 2010.
The "Avvenire" columms "Le cose e i giorni" ("Things and Days") by Vittorio Marchis appear every Thursday.
Le cose e i giorni - Things and Days
A collection of articles around the material culture appear in the newspaper "Avvenire" each Thursday. Articles can be found at internet address: http://www.avvenire.it/GiornaleWEB2008/Templates/Pages/ColumnPage.aspx?IdRubrica=.cose&TitoloRubrica=Le+cose+e+i+giorni&Autore=Vittorio%20Marchis
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