Notes around the Lectures given by Vittorio Marchis at Politecnico di Torino
Sunday, October 10, 2010
Cosa è una cosa? - What is what?
Un tempo le maestre vietavano nei componimenti dei propri allievi l’uso di questa parola troppo comune. Eppure “cosa” è un termine così importante che dimenticarne il ruolo sociale e culturale sarebbe proprio un grave danno in una società che ammaliata dalle sirene della multimedialità, dimentica che viviamo perché siamo immersi in un mondo di cose. La cosa, che alle sue origini latine vede le sue radici nella causa, mentre la res si è trasferita a pieno diritto nel mondo “reale”. Reale e virtuale è il binomio in cui si dibatte la nostra società, postindustriale o postcontemporanea che sia. Il virtuale stupisce nella sua assenza di cose, ma dove sta il fascino del catalogo, materiale e concreto, magari polveroso, di un vecchio solaio?
Nel suo saggio sulle Geografie della memoria (Torino : Einaudi, 2008) Antonella Tarpino afferma che le case sono “testimoni indelebili del trascorrere del tempo e dei volubili sentimenti che lo accompagnano”, Sono tracce di un legame sempre più incerto e fragile tra il passato (prossimo) e il presente, che le riviste patinate, glamour, non riescono a contemplare. La polvere, questa protagonista del tempo, viene mangiata dagli aspirapolvere e da un’infinità di altre “cose” che la pubblicità tecnologica ci propone quotidianamente. Le cose restano e non per nulla il Codice dei beni culturali e del paesaggio all’Articolo 10 afferma “Sono beni culturali le cose immobili e mobili […] che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.” La nostra storia è fondata sulle cose.
La “roba”, dal provenzale rauba, è invece termine che trova le sue radici nelle lingue germaniche dove roub, raub e rôf sono il bottino di guerra: da qui il nostro “rubare” e così i vizi capitali trionfano, proprio tutti. Ce lo insegna anche la morale che Giovanni Verga pone al centro del suo Mastro Don Gesualdo. La roba è l’insieme delle cose accumulate con avidità, l’idolo di una religione pagana e senza speranza. Più lontano dal nostro mondo, in Cinese, una lingua che prima o poi entrerà anche nel vecchio mondo, la cosa è 东西 (dong xi) e i due ideogrammi che la compongono significano “oriente” e “occidente”. Sarà una profezia?
Vittorio Marchis, articolo apparso su "Avvenire" il 2 settembre 2010.
The "Avvenire" columms "Le cose e i giorni" ("Things and Days") by Vittorio Marchis appear every Thursday.
Tuesday, February 26, 2008
Cose per giocare
1. ALTALENA
2. AQUILONE
3. AUTOMA
4. AUTOMOBILINA
5. BAMBOLA
6. BARCHETTA
7. BIGLIA
8. BIRILLI
9. BOCCE
10. BURATTINO
11. CARTE
12. CAVALLUCCIO
13. CERCHIO
14. COSTRUZIONI MECCANICHE
15. DADO
16. FRISBEE
17. FUNE
18. MARIONETTA
19. MATTONCINI
20. MAZZA
21. MONOPATTINO
22. PALLA
23. PATTINI
24. PEDINA
25. PLASTICA
26. RACCHETTA
27. SLITTINO
28. SOLDATINI
29. TROTTOLA
30. YOYO
Tuesday, March 13, 2007
La storia e la cultura materiale
La storia è innanzitutto racconto, narrazione, e sorge dall'esigenza di fare memoria del proprio passato per acquisire consapevolezza nel (e del) presente.
La storia cerca una sua obiettività (anche se in assoluto essa non sarà mai raggiungibile) fondando le proprie narrazioni sui documenti, che sono scritture che hanno ottenuto una certificazione nello spazio e nel tempo.
Le scritture sono segni su un supporto materiale che esprimono un messaggio: scritture sono i manoscritti e i libri, ma anche le fotografie, i segnali stradali, le registrazioni audio su un CD, le immagini su uno schermo al plasma.
Le "cose", gli oggetti prodotti e usati dagli uomini e dalle donne, possono apparire a un investigatore semplici "reperti"; ma se ad esse è associato un messaggio si trasformano automaticamente in scritture (magari "tacite" o "mute"): quando alle cose si associa una narrazione e quando questa narrazione trova una sua collocazione nello spazio e nel tempo, sì da poter essere inserita nella successione di cause ed effetti di una serie di eventi, allora anche le "cose" diventano "documenti" e servono di sostegno alla storia.
La storia della cultura materiale è una disciplina che si colloca nell'ambito disciplinare dell'antropologia e studia l'evoluzione del rapporto uomo-cosa e quindi si interessa di tutte problematice (mitologiche, archeologiche, tecnologiche, sociali, economiche, ecc. ) legate alla produzione di utensili e beni di consumo, al loro uso e alle modificazioni che dette "cose" hanno comportato in generale nel comportamento dell'uomo in relazione ai suoi simili e all'ambiente.
La storia della cultura materiale, sviluppata in questo Corso, non si sofferma sulle tecniche, ma piuttosto sui contesti da cui le "cose" e le tecniche ad esse relative hanno avuto origine e anche sulle trasformazioni che dette "cose" hanno comportato nell'uomo.
Questo Blog segue le lezioni di Storia della cultura materiale per gli allievi del Corso di Laurea in Disegno Industriale del Prodotto Ecocompatibile della Prima Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino nell'anno accademico 1006-2007.
Testi di riferimento per il Corso sono:
· Vittorio Marchis, Storia delle macchine. Tre millenni di cultura tecnologica, Roma-Bari : Laterza, 2005.
· Vittorio Marchis e Filippo Nieddu, Materiali per una storia delle tecniche, Torino : Celid, 2004.
· Alberto Bassi, Design anonimo in Italia, Milano : Electa, 2007.
· Massimo Montanari, Il cibo come cultura, Roma-Bari : Laterza, 2004.